giovedì 13 dicembre 2007

La procura di Napoli si è dimenticata di Bassolino.

Berlusconi indagato per aver raccomandato 4 vallette, Bassolino impunito da 18 anni.

Dunque è confermato: la procura di Napoli sta indagando Silvio Berlusconi per aver tentato vanamente di raccomandare a Saccà, direttore di rai-fiction, quattro aspiranti attrici. L'abbiamo potuto sapere non tramite la notifica di un avviso di garanzia, come dovrebbe avvenire per qualsiasi cittadino, ma grazie a Repubblica, che ormai è sicuramente più efficiente di un ufficiale giudiziario. Ad ora l'unica cosa dimostrata è che Berlusconi non è quel mostro che fagocita l'informazione planetaria, visto che non gli è riuscito nemmeno di sistemare quattro persone. Qualsiasi altro policante demo-sinistrato avrebbe saputo fare di meglio, tanto è vero che in Rai, per esser ottimisti, i 2/3 sono stati assunti grazie ad una raccomandazione. Berlusconi sarebbe altresì indagato per aver tentato di corrompere il senatore Randazzo, uno degli sciagurati eletti all'estero, per farlo passare dall'altra parte. Come dire, indagini serie e nient'affatto politiche che attestano la serietà di toghe che nelle procure lavorano con scrupolo e coscienza. Non so quanti processi abbia dovuto affrontare Berlusconi dal 1994 ad oggi, so solo che tutti sono serviti per scalzarlo su un piano esclusivamente politico. L'indagine ora venuta alla luce non fa eccezione.

Tanto è vero che, nella procura più affollata d'Italia, ci sono ben altri problemi da affrontare che un'indagine sulle raccomandazioni di Berlusconi. D'altra parte, su un piano strettamente politico, c'è da interrogarsi sul motivo per il quale il capo degli afragolesi, Don Tonino Bassolino - capo indiscusso della cosca che presiede la regione Campania - venga ignorato dalla magistratura. Sì che ce ne sarebbero di cose su cui indagare, ma Bassolino alle toghe proprio non interessa se non per bazzecole, pinzellacchere, quisquiglie. Lo scorso aprile Bassolino, indagato per abuso di ufficio, dichiarò presso la procura di aver firmato delle carte senza leggerle. Ciò, chiariamolo, per fare venire meno il dolo e, quindi, il criterio soggettivo per ritenere punibile un determinato fatto. Lo scorso luglio, l'Afragolese, che tra il 2000/4 è stato commissario straordinario per la emergenza rifiuti, è stato rinviato a giudizio - assieme ad altri 29 galantuomini - per i reati di truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture. Ebbene il processo non è nemmeno riuscito a partire. Prima, a settembre, è stato trasferito il GUP Alberto Vecchione senza che fosse indicato il sostituto (tutto è documentato su antibassolino qui. ); poi abbiamo dovuto assistere per 4 mesi alla presa in giro del popolo italiano. Causa un centinaio di difetti di notifica, il processo non è nemmeno iniziato: l´udienza preliminare è già slittata tre volte e slitterà sicuramente anche a gennaio. Uno degli avvocati di parte civile ha già messo le mani avanti dicendo subito che sarà molto difficile arrivare ad una sentenza di merito. In pratica è inutile continuare con questa tragicomedia: la prescrizione è solo questione di tempo. La verità è che Bassolino è impunito, leggasi legibus solutus, da 18 anni e lo sarà a vita, benchè per condannarlo basterebbe seguirlo per un giorno. Di materiale ce n'è a iosa. A titolo di esempio basterà citare l'operazione svantaggiosissima con la Banca UBS - presso cui lavora il figlio Gaetano Bassolino, all'interno del settore che si occupa degli investimenti delle PA - che è costata alla Regione Campania 28 milioni di euro di costi impliciti, trasferendo però questo debito sulle gestioni future(e per questo la destra continuerà a lasciare la regione a questi galantuomini...) E' solo un esempio, ma come sottolineato, e sì che ci sarebbe da consumare inchiostro.

Ci sarebbe, altresì, molto da scrivere anche sulla procura di Napoli e sui motivi per i quali l'ex procuratore capo Agostino Cordova - a suo tempo voluto dal PCI - è stato trasferito per incompatibilità ambientale e funzionale, ma questo è argomento che non possiamo affrontare qui. Basterà dire che Cordova, magistrato serio che ha ottenuto numerosi successi contro la 'ndrangheta, fu attaccato per aver criticato quei sostituti procuratore che, pur avendo decine di procedimenti contro killer della camorra pendenti, li mettevano da parte per cercare di incriminare i poliziotti che, durante il g8 di Napoli dell'autunno 2001, cercarono di arginare le violenze dei noglobal. Queste dichiarazioni gli scatenarono contro tutta la magistratura politicizzata con 60 magistrati che gli presentarono esposto contro.
Poi Cordova fece anche un paio di inchieste sulla corruzione dell'amministrazione di Bassolino, e per lui è finita la brillante carriera Su questa vicenda sia il CSM sia il Tar Lazio sia Ciampi scelsero la parte sbagliata. Come vedete, dunque, la storia si ripete e sulla terzietà, sull'autonomia e l'indipendenza della procura di Napoli c'è molto da dubitare. Purtroppo non è una battaglia tra buoni e cattivi, tra giustizia e criminalità: talvolta i cattivi sanno nascondere le carte.
E sì che ci sarebbe da scrivere...

E la polizia salvò il rapinatore dal linciaggio.

A Napoli la folla si ribella ai criminali.


Ieri, quando sono passato per via Francesco Solimena, la confusione faceva intuire che fosse successo qualcosa. Chiedendo in giro, sono riuscito a ricostruire parzialmente i fatti. Due rapinatori, pistola in pugno (in realtà una scacciacani), grazie ad un terzo complice che si era fatto aprire la porta blindata, sono entrati nella gioielleria «Gli ori di Nelly» per poi darsela a gambe subito dopo averla saccheggiata. Senonchè Stefano Ciotola, il figlio del titolore della gioielleria, è riuscito a fermare uno dei delinquenti, spezzandogli anche il dito. L'altro, invece, è stato bloccato e pestato dai passanti subito dopo. Per salvare i due delinquenti dal linciaggio della folla esasperata, si è reso necessario l'intervento di un poliziotto fuori servizio. Intervento, mai come stavolta, poco apprezzato, visto che - c'è da scommetterci - i due rapinatori riminceranno appena possibile. Tanto in Italia lo stato tutela solo i delinquenti. Infatti uno di questi, Pietro Pesce, sfrontato benchè braccato, non ha esitato a minacciare di sporgere denunciare contro il figlio del gioielliere che, per bloccarlo, gli avrebbe spezzato un dito. Insomma, le parti si sono invertite, ma gli effetti comici stavolta sono stati secondari. Ora, non so dire se i due rapinatori fossero dei cani sciolti o facessero parte di un'organizzazione, ma fatto sta che saranno proprio i gioiellieri a dover avere paura: rischieranno infatti delle ritorsioni. A Napoli - purtroppo - non essendoci un'azione di controllo delle forze dell'ordine, sta ai cittadini difendersi. Pochi giorni fa, nella stessa zona, era stata rapinata la gioielleria Errico e gli autori del reato sono, come da copione, rimasti impuniti. E c'è poco da fare: che le gioiellerie abbiano la doppia porta blindata serve a poco. Certo, ci sono alcune gioiellerie "fortunate" - faccio un nome: Eboli (da boicottare) - che possono permettersi di stare con le porte aperte senza il timore di essere potenziale obiettivo per i criminali, ma questo implica stare in altri giri. Del resto, alla polizia non risulta che la camorra faccia impresa, anzi non le risulta affatto l'esistenza della camorra, dunque non mi sono consentite alcune valutazioni. Forse non mi è nemmeno consentito chiedermi perchè i poliziotti non provino a identificare le classiche facce sospette che si notano subito - giusto per far capire che fanno qualcosa - nè perchè nessuno fermi quei ragazzini che, guappi, vanno contramano e senza casco a caccia di una facile preda.

Io, per ora, non trovando risposta, mi accontento, allora, che, per una volta, un cittadino sia riuscito a pestare il delinquente. Almeno stavolta la soddisfazione c'è. AUTOTUTELA!

sabato 17 novembre 2007

Una goccia nell'oceano

Hanno controllato le elezioni comunali a Seminara, nel Reggino. Tra i presunti componenti di un'organizzazione criminale calabrese c'e' anche il sindaco del comune, Antonio Pasquale Marafioti, eletto con una lista civica. Arrestati anche il vicesindaco, Mariano Battaglia, , e un assessore, Adriano Gioffré. Arrestato anche Rocco Antonino Gioffré presunto capo della cosca di Seminara che avrebbe fatto eleggere sindaco Marafioti in modo da condizionare poi l'attività del Comune. E' in corso un'operazione dei carabinieri per l'esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare. C'é anche l'ex vicesindaco Carmelo Buggé, tra le 13 persone coinvolte. Buggé era sindaco quando il Consiglio comunale fu sciolto per infiltrazioni mafiose.
L'accusa nei confronti delle persone coinvolte è di "avere fatto parte di un'associazione di tipo mafioso finalizzata al totale controllo delle elezioni comunali dell'anno 2007". In questo modo l'organizzazione avrebbe "acquisito in modo diretto ed indiretto la gestione o comunque il controllo di concessioni, autorizzazioni, servizi pubblici comunali realizzando, così, profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ed impedendo, al contempo, il libero esercizio del voto. Procurando così voti per il soggetto proposto dalla cosca di appartenenza".

venerdì 26 ottobre 2007

la Calabria è già morta da tempo.

Viaggio nella mia Crotone: mafia, disoccupazione e clientelismo.
Il regolamento di conti di Duisburg, se non altro, ha avuto il grande merito di far parlare i mass-media della Calabria. La Mafia, pur ignorata, si è potuta finalmente esibire su un palcoscenico internazionale, sapendosi imporre come il prodotto italiano più e meglio esportato all'estero. The home made mafia ha ancora un vasto target e il mondo politico, l'ambiente che la rinnova, dovrebbe prenderne atto con più audaci finanziamenti. Quando si va in un negozio all'estero, per evitare la fila ed essere trattato meglio, basta dire di essere from Sicily, terra che rievoca un prodotto che apre tutte le porte (provate per credere). La 'Ndrangheta, purtroppo, invece, non è pubblicizzata a dovere e, infatti, non si identifica appieno con la nostra nazione, benchè la sua natura sia totalitaria al pari delle altre organizzazioni criminali radicate sul territorio.

La faida di San Luca, se non altro, ha avuto il grande merito di rilanciare il prodotto italiota sul mercato e di rappresentare al meglio il rispetto per la tradizione che si nutre in Calabria. La faida è iniziata per uno sgarro di cui le nuove generazioni non hanno memoria, eppure ci si continua a sparare: una dimostrazione emblematica di attaccamento alle proprie radici. Cari lettori, avrete sicuramente visto le immagi di San Luca in tv: un paesiello arroccato nell'Aspromonte con case sgarrupate, strade non asfaltate, abitanti che sembravano usciti dal secolo scorso. Verosimilmente, come in molti centri abitati della Calabria, poco più di trent'anni fa, non si indossavano nemmeno le scarpe. I paesielli della Calabria, in questo senso, per arretratezza si somigliano tutti: pochi giovani, tanti anziani che passano le giornate giocando nella piazza principale a carte, donne che vestono ancora come un secolo fa, il boss - al cui passaggio tutti si tolgono il cappello - e pochi notabili, gli unici esentati dall'ossequio al boss (il medico e farmacista del paese, l'avvocato, il notaio).

Mio nonno apparteneva ad una famiglia di notabili di Cutro, centro del Crotonese: a 14 anni lasciò la Calabria per andare a studiare in un collegio della Campania e laurearsi in medicina a Napoli. Rimase, tuttavia, sempre legato alla sua terra e alla sua famiglia; vi tornava ogni mese per un giro di visite e persino, quando era tempo di elezioni, per impedire l'affermazione dei comunisti. Mio nonno è stato un mito; pertanto, benchè conosca poco la terra dei miei padri, non dimentico le mie origini per metà crotonesi. Sono stato due volte in quella terra: la prima volta la lasciai speranzoso, la seconda capì che per Cariddi il coma è irreversibile.

Già la strada che si percorre per arrivarci, la Salerno-Reggio (un percorso ad ostacoli più che un autostrada) lascia presagire il peggio. L'uscita di Sibari è il preludio ad uno scenario apocalittico, laddove l'uomo è riuscito ad erigere tutto ciò che di più brutto è immaginabile. L'edilizia abusiva, almeno sulla costa ionica, la fa da padrona e la strada è intervallata da brutture in cemento mostruose. C'è l'opera pubblica appaltata agli amici degli amici e mai utilizzata, c'è l'abitazione, ci sono le villette a schiera per i villeggianti in mezzo ad una campagna. Uno scenario non comprensibile per chi non l'ha visto con i suoi occhi. Il mattone in Calabria non ha mercato, costando un appartamento 1/200 euro al m2,così il malavitoso locale la speculazione edilizia non la come un immobiliarista di città che acquista immobili in blocco tenendoli vuoti per far salire i prezzi, ma preferisce costruirsi direttamente il proprio bunker. Tanto in Calabria lo spazio è l'unica cosa che non manca e da Sibari fino Cirò marina l'indignazone è unica.

Arrivati a Crotone il paesaggio cambia, essendo caratterizzato dalle fabbriche ormai dismesse - che ricordano alla città di essere stata il primo(!!) polo industriale calabrese - e un porto animato da pescherecci. La città di Pitagora conserva poco dell'antica Kroton e della sua nobile storia e, tuttavia, nonostante la politica politicata, è rimasta una bella cittadina sullo Ionio: ha un bel lungomare, un bel duomo, un bel centro storico, i bei resti del castello di Carlo V, il castello di isola Capo Rizzuto e i resti archeologici di Capocolonna. Per il resto, l'edilizia - come ovunque in Calabria - lascia assai a desiderare.

I miei parenti mi hanno spiegato che è difficile capire quanti abitanti abbia realmente Crotone, perché l'emigrazione giovanile è costantemente in crescita e non può essere quantificata. Per le statistiche demografiche sono 60.000, in realtà la cittadina si ripopola davvero solo in estate, quando ai giovani in trasferta forzata
scade il co.co.co. La disoccupazione giovanile a Crotone supera il 30% e per lavorare, spesso, bisogna ricorrere all'aiuto del padrino politico.
Quando sono andato a Crotone era tempo di elezioni e ho potuto vivere sulla mia pelle il significato più autentico di voto di scambio. Tutta la campagna elettorale è stata impostata sulla disoccupazione e persino le liste
sono riempite in questa funzione. In un comune, dove in teoria ci sono sessantamila abitanti, gli aventi diritti al voto sono quarantamila scarsi e in concreto a votare
ci va solo la metà, i candidati erano più di OTTOCENTO. Un numero non raggiunto nemmeno dalle tre metropoli italiane. Lo si fa per riempire le liste e lo si fa, promettendo a chi si candida per quella famiglia (soprattutto giovani!), un'occupazione. Di solito non si tratta che di una vana promessa ( nella speranza, uno si butta, nun se po' mai sapè...), ma capite bene che - in questo modo - il voto d'opinione (senza considerare le pressioni esterne della malapolitica) viene meno.
Si vota il candidato della famiglia e,così facendo, si riesce anche a calcolare facilmente quanti voti si possono ottenere e a capire, attraverso la sezione in cui uno è iscritto, il voto di chi viene meno. A Crotone la seconda repubblica non è mai arrivata, ci si divide ancora tra democristiani, socialisti e comunisti. Nel 2001, per la prima - dopo praticamente quaranta anni - vinse per la prima volta il centrodestra, ma anche questa ammistrazione si lasciò attrarre dalla marmellata e l'ex sindaco fu coinvolto in uno scandalo di tangenti e corruzione. Roba che non scompone in Calabria, da quelle parti è impossibile fare politica e non essere coinvolti, anche perché ci sono forze maggiori a cui rendere conto. L'elettorato, però, alle scorse elezioni non volle perdonare e, infatti, l'amministrazione tornò a sinistra con un secco 81% a 19%, forse lo ricorderete, perchè si è trattata della vittoria più schiacciante in Italia degli ultimi 10 anni. Un plebiscito che neanche l'Emilia o la Toscana ha mai visto.
Crotone si trova formalmente in Italia, ma la situazione è simile a quella della Albania, forse peggiore, perchè la situazione così come è attualmente, se si continua a perseverare sulla medesima frequenza, non potrà mai migliorare. Perciò fa ridere l'appello di Prodi ai giovani calabresi per il riscatto della loro terra. Ai giovani calabresi per sopravvivere non resta altro che emigrare per sfuggire ad una sorte infelice tra stenti, criminalità, disoccupazione e pressione dei potenti. Tanto più che la situazione di Crotone è assai migliore rispetto a centri come Lametia Terme o l'Aspromonte, perchè da quelle parti; se sbagli a parlare, la pallottola te la prendi in fronte nella piazza centrale del paese, di modo che tutti possano imparare come ci si comporta.

La massima di un mio zio è in questo senso sintesi emblematica: è meglio fare il clandestino al Nord piuttosto che il professionista in Calabria.

Ernest Hemingway sosteneva che il mondo fosse un bel posto e valesse la pena lottare per esso. Ne condivido la seconda parte.